Google abusa dei dati personali contravvenendo alle regole del Gdpr.
La Brave Software (società che offre il servizio di web browser Brave), accusa il suo diretto concorrente Google, di utilizzare i dati personali dei suoi utenti in tutti i suoi servizi, senza aver ottenuto consenso esplicito e specifico per ognuno di essi.
La denuncia è stata presentata alla DPC (Data Protection Commission), società che vigila sull’applicazione delle norme riguardo la privacy da parte delle aziende operanti nell’Unione Europea.
Google è accusata di condividere i dati dei suoi utenti, legittimamente acquisiti per uno specifico servizio, sfruttandoli in maniera indiscriminata anche per tutti gli altri suoi servizi (per i quali non ha invece ottenuto il necessario consenso), al fine di costruire nuovi servizi mirati e profilati.
Il principio della limitazione del trattamento dei dati, presente nel Gdpr, impone alle aziende di fornire un scopo preciso, chiaro e circoscritto, per il quale i dati personali degli utenti sono stati raccolti e processati.
Secondo la denuncia, invece, Google non specifica in modo esplicito e trasparente lo scopo per il quale i dati sono raccolti e utilizzati.
Brave sostiene che Google condivida i dati in modo illecito, per esempio, passando i dati degli utenti che scaricano una app da Play Store, direttamente ai cookie dello stesso dispositivo utilizzato per il download.
E con quest’altra denuncia, siamo a tre!
Si, perché ci sono altre due inchieste che la DCP sta conducendo contro Google in riferimento alla gestione dei dati sensibili dei suoi utenti.
La prima riguarda i dati ricavati dalla goelocalizzazione degli utenti. L’authority sta valutando se Google ha le basi legali per tali utilizzi e se le sue elaborazioni stiano rispettando il Gdpr.
La seconda, scaturita sempre da una denuncia di Brave, accusa Google di usare un sistema che aggira le regole del Gdpr, fornendo informazioni riservate agli inserzionisti di pubblicità, senza il consenso esplicito degli utenti coinvolti.