I nostri profili come il carcere “Panopticon”

Panopticon, il carcere “ideale” progettato da Jeremy Bentham

social come panopticon

Il suo fine, grazie alla forma architettonica composta da una torre centrale circondata da una costruzione circolare, era quello di permettere ad un unico sorvegliante di osservare la popolazione carceraria senza che quest’ultima capisse se fosse controllata o meno.

Il principio, secondo Bentham, è che dopo anni di questo trattamento, il carattere dell’individuo viene modificato perché ha ormai assunto comportamenti disciplinati quasi automatici.

Descrisse inoltre questo sistema come un nuovo modo per ottenere potere sulla mente.

In passato la sorveglianza era una pratica principalmente utilizzata dalle forze dell’ordine, fin qui niente di strano, il problema nasce ai giorni nostri perché si sono aggiunte anche imprese di varia e dubbia finalità, pubblicità e marketing, scuole, istituzioni varie, etc.

Tutte, hanno la stessa finalità, monitorare comportamenti e abitudini:
*  consumo/spese
*  lavoro
*  etica (scelte)
*  religione (preferenze)
*  sesso (orientamento/preferenze)

Oggi, la sorveglianza di massa è favorita dalle tecnologie digitali: satelliti, videocamere, piattaforme e servizi virtuali, social network.

Questi sistemi tra loro connessi permettono un’attività di controllo che va dal riconoscimento (video, foto) alla tracciabilità (ricostruzione attività telematiche).

Attraverso informazioni opportunamente incrociate come anagrafica, movimenti finanziari e attività svolte in Internet, è possibile ricostruire le abitudini di un individuo violandone la privacy.

La vita “social” ha cambiato il concetto di privacy, dal preservare la riservatezza della propria vita da occhi indiscreti  alla ripresa del controllo dei propri dati personali.

IL PANOPTICON E’ TRA NOI, HA SOLO CAMBIATO ASPETTO

Siamo noi stessi ad esporci al monitoraggio, creando schede personali contenenti informazioni private (idee, esperienze, stati d’animo, etc.).

Ci si è trasformati in attori di se stessi, reinventando le proprie vite affinché risultino migliori con la conseguente perdita della singolarità, diventando così oggetto di consumo.

Le scelte dettate dai “mi piace” o “non mi piace” offrono, ad altri, la possibilità di decidere per noi, di modificare il nostro “percorso”, di condizionare le nostre scelte e quinidi le nostre vite.

I profili sono le nostre celle, attraverso le quali, gratuitamente e volontariamente ci esponiamo al mondo incastrati in una condizione di prigionia perpetua.  Siamo sorvegliati speciali.

 

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